TEATRO CARCANO/DUE DONNE CHE BALLANO

02.03.2018 08:52

Al Carcano il ballo delle solitudini

 

Al Teatro Carcano si replica fino al 20 dicembre “Due donne che ballano” di Josep Maria Benet i Jornet con Maria Paiato e Arianna Scommegna, per la regia di Veronica Cruciali.

Subito la scenografia di Barbara Besi evoca interni di appartamenti anonimi di palazzi decadenti di forse periferia di una qualsiasi grande, invecchiata città Europea. All’interno di questa prende vita, si sviluppa, quasi si sbozzola una “storia minima di consuete solitudini”, una delle tante storie quotidiane normali, spesso passate inosservate. In questo caso, grazie a un testo amaro, a volte aspro, altre dolcissimo e comunque intrigante e importante del drammaturgo catalano Benet i Jornet, la storia quotidiana e normale diventa paradigma per declinare la narrazione dell’intera società occidentale.

Occorre coraggio per portare sulle scene italiane un testo di un autore contemporaneo poco conosciuto ai più, ma il coraggio del Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, che ha scelto “Due donne che ballano” come propria prima produzione, paga. Paga soprattutto se in scena ci sono due attrici brave quanto Maria Paiato (l’anziana) e Arianna Scommegna (la badante).

È un continuo gioco di battibecchi, insulti anche feroci, tra le due donne che contestualmente si respingono platealmente, ma contemporaneamente si attraggono, nella convinzione non manifestata che nessuna delle due può fare a meno dell’altra. È un ballare continuo di solitudini, di miserie interiori che sono venute a contatto casualmente.

L’anziana, l’autore non ha dato nome ai personaggi, forse meno schiva e un poco più energica della badante, cerca di approfondire la conoscenza della donna che gli è capitata casualmente per casa e che magari potrebbe scompigliare la sua “amatissima” collezione di fumetti, che la badante, laureata e insegnante, derubrica con cattiveria a “giornaletti”.

È un chiedere e un negare, un ricordare e un concedere continuo il “ballo” amaro e, a volte, drammatico e spietato, che si sviluppa senza strappi per tutto lo spettacolo: una sorta di tela di ragno che pesca nel passato diversamente infelice di entrambe e che, quasi avvinghiando, accomuna strettamente le due donne. Una tela di ragno impalpabile, sottintesa, ma resistentissima, che la regia di Veronica Cruciali sapientemente estrapola e rinvigorisce dal testo originale.

Dall’intrico con calcolata difficoltà emergono le similitudini tra anziana e badante, tra le loro solitudini e miserie, consolidando il bisogno reciproco di una dell’altra, quasi in attesa di un evento catartico di liberazione.

Interpreti splendide di questo “piccolo” capolavoro contemporaneo, come già detto, Maria Paiato e Arianna Scommegna. Alla prima occorre riconoscere anche il merito di essere riuscita a non cadere nel facile tranello della trasformazione dell’anziana in un personaggio caricaturale, magari sì qualche gesto un po’ troppo concesso alla platea, ma che grazie alla riconosciuta bravura dell’attrice e al normale rodaggio in scena durante le repliche, sarà sicuramente  aggiustato.

Un ultimo piccolo consiglio alla regista  è quello di aggiustare un poco i tempi del gran finale per non soffocare tra applausi anticipati la suggestiva ultima scena. Spettacolo da vedere.

Adelio Rigamonti

 

Il giudizio di Teatro a Milano:

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