NOVEMBRE/PICCOLO TEATRO PAOLO GRASSI/L'ABISSO/4,5/5
03.06.2020 12:40
TEATRO URGENTE PER LAMPEDUSA
Come comparare la tragedia personale con la tragedia umana? Come si possono istituire confronti, cercando di comprendere l’immensa portata che il dolore può avere? Come capire e superare l’abisso? Davide Enia ci prova e ci riesce con lo spettacolo L’abisso, durante il quale intraprende uno scavo profondissimo sul tema degli sbarchi a Lampedusa connesso alla vicenda personalissima della ricerca di un metodo, di un’etica e di un legame stretto con la Vita, legando il tutto alla sua famiglia: al padre, allo zio soprattutto.
Una sfida assurda. Anzi, più sfide assurde: gli sbarchi, le morti, i naufragi, come portarli a teatro, come raccontare? Come parlare dell’umanità e della singolarità assieme e senza svilire il tema? Enia, allora, mette tutto in gioco. Parola, musica, danza, grida, un calderone di gesti e suoni che insieme danno almeno un barlume di conoscenza della realtà cruda, della vita e della morte.
Per la maggior parte del tempo, Enia resta seduto accanto a Giulio Barocchieri (musicista). Da quella postazione, che abbandona poche volte, parla (e danza anche: gesti minimali ma mimici ed espressivi) di testimonianze orribili, terrificanti, parla della sua esperienza a Lampedusa e poi sembra virare verso la storia personale. Tocca vari aspetti ed elementi, fino a chiudere i cerchi concentrici che continua a ricreare con le sue storie.
Non fiction talmente assurda da essere incredibile e indicibile: più volte l’ineffabilità della tragedia emerge dai racconti in prima e terza persona di Enia. Mai, in effetti, si descrivono le sensazioni provate: sono impossibili da dire, si possono solo scaricare in un pianto infinito, si possono solo raccontare le situazioni sconfortanti.
Uno spettacolo che dalle macerie delle tragedie lascia scorgere uno spiraglio: si può agire contro l’orrore, si può dare una mano e non fermarsi mai. Spesso, infatti, si ripetono gli accenni alla montagna in confronto al mare, all’abisso, alla tomba: la montagna che è forza, che è ascolto, che è pace, è la “montagna di uomo” che strappa i corpi dall’acqua.
In scena al Piccolo Teatro Grassi dal 12 al 24 novembre, L’abisso non dà spazio alla titubanza e, da monologo a teatro, si evolve in un appello allo spettatore, in dovere e urgenza morali.
Roberta Pasetti*
*Collaboratrice di "Teatro a Milano"