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OTTOBRE/TEATRO MENOTTI/MEDEA/4,5/5
28.05.2020 16:37
QUANDO L’INTERPRETE È IL TEATRO
Una Medea composita, intensa, ma al contempo assai facile alla comprensione è quella in scena al Teatro Menotti fino al 27 ottobre. All’eterna Medea di Euripide l’adattamento, curato direttamente da Romina Mondello, apporta sia contributi di altri autori che hanno scritto della feroce barbara matricida, sia piccoli mutamenti drammaturgici, soprattutto nel raffinato finale, il tutto comunque non deve suonare come un delitto di lesa maestà nei confronti del più grande tragediografo non solo dell’antichità, ma quasi una sorta di omaggio composito all’eternità dell’opera stessa.
Poiché mi pare quasi un insulto al lettore trattare della trama, mi soffermerò soprattutto sulla straordinaria interpretazione della stessa Romina Mondello che ha avuto il coraggio, ma anche l’umiltà, di adattare il testo senza alcun riferimento alle grandi interpreti di Medea nel passato e nel presente, ma guardando esclusivamente a se stessa e tirando fuori un’inaspettata (mea culpa), coinvolgente e per molti aspetti nuova Medea.
La Mondello attrice teatrale è una straordinaria novità positiva per il teatro del nostro Paese. Ha saputo condurci con maestria e spontaneità all’interno d’un viaggio composito drammaturgicamente senza grinze; un viaggio nel profondo scellerato dell’umano e contemporaneamente un viaggio nella cultura occidentale.
Ma non si può esaltare, con tutte le ragioni di questo mondo, adattamento e interpretazione della Mondello senza tener conto del grande lavoro parallelo e di supporto di Emilio Russo regista di mille scommesse, molte le vinte e rare le sconfitte, che ci offre un prodotto esteticamente coraggioso e riuscito.
Russo si è avvalso oltre che di una straordinaria attrice della stilizzata e rigorosa scenografia, priva di lustrini e colpi di genio (colpi di testa) di Dario Gessati, delle luci di Mario Loprevite e delle musiche di Andrea Salvadori .
A Emilio Russo va dato il merito di aver costruito con gran lavoro e cultura il personaggio di Medea quasi con forza maieutica nel tirar fuori il tanto posseduto da Romina. Un altro merito del regista è quello di continuare, con fortuna, a credere nella grande voce di Camilla Barbarito, qui riproposta dopo un’altra grande prova ne Gli Uccelli di Aristofane. Piacciono il corifeo Nicolas Errico e la nutrice di Patricia Zanco, poco di sotto il Nunzio di Giovanni Longhin. Purtroppo dinnanzi alla prova di tanta attrice il Giasone di Alessandro Averone e soprattutto il Creonte di Paolo Cosenza appaiono a volte appesantiti da vecchi stilemi recitativi. Nel suo insieme la Medea in scena al Menotti è spettacolo da non perdere.