TEATRO FILODRAMMATICI/PARASSITI FOTONICI
Parassiti fotonici
Al Teatro Filodrammatici, fino al 7 febbraio, sarà di scena “Parassiti fotonici” di Philip Ridley, assai prolifico autore inglese non solo nello scrivere opere teatrali: bizzarro quanto basta ricorre spesso all’humor nero per “impastare” i propri lavori. E di tanto humor nero è impastata questa recentissima e frizzante commediola in cui si mostra al pubblico fino a che punto potrebbe spingersi una giovane coppia con un figlio in arrivo per possedere la propria casa dei sogni.
I due sposini raccontano la loro storia partendo dal giorno in cui, non ancora nato il bimbo, si presenta un’inviata del comune, la Signorina Dee, misterioso personaggio, spicciativa donna in carriera con evidenti imparentamenti luciferini. La donna, inspiegabilmente a conoscenza di tutto il passato della coppia, offre loro, con tanto di contratto, una casa gratuitamente con la clausola che siano i due sposini a ristrutturala a spese proprie. Nonostante la casa sia quasi fatiscente la Signorina Dee riesce in breve a convincere le estreme resistenze di Ollie, lo sposino, che annusa puzza di truffa. La casa, su due piani, comunque è loro e moltissimi saranno i lavori per la ristrutturazione. Qualcosa di strano e/o diabolico accade subito alla prima sera. Un barbone entra in cucina per rubare del cibo; Ollie scende, lo scopre e in una colluttazione, inconsapevole, l’uccide. Paura, terrore, grida della sposina Jill, ma ben presto il cadavere si trasforma in mille lucine e la cucina malmessa si trasforma in cucina da sogno. Da qui si sviluppa l’idea di Ridley di far comprendere gradatamente ai due il legame misterioso tra l’eleminare i barboni (Jill arriva a dire “ma solo quelli che se lo meritano”) e costruirsi una casa davvero dei sogni. Nella commediola sono evidenti riferimenti a patti faustiani rivisti e aggiornati: ai giorni d’oggi una casa firmata val certo di più che la propria coscienza per siglare patti con Mefistofele/Signorina Dee. Quest’ultima si impossessa del finale nel quale confessa di essere venuta a teatro solo perché ha una borsa piena di altri contratti da distribuire al pubblico e chi è innocente lanci pure la prima pietra.
Tutto quanto c’è di mezzo lo scoprirà lo spettatore.
Una buona ragione per andare a vedere “Parassiti fotonici” sta nella superba ed esilarante recitazione, perfetta nei tempi, di Federica Castellini e Tommaso Amodio. Attori con alle spalle ricchi curricula professionali, in grado di sciorinare sulle tavole del Filodrammatici bravura e già grandissima dose di “mestiere”. Il sottofinale, la festa del primo compleanno del figlio, è un saggio di grande teatro comico: i due riescono a popolare il palco, il luogo della festa, di tutti i vicini di casa. Nel cammeo oltre a bravura e mestiere i due attori danno prova di una gran freschezza fisica. In questo squarcio di divertentissimo teatro la mano del regista Bruno Fornasari è presente e visibile anche se con garbo e leggerezza. L’esperta Elisabetta Torlasco, luciferina inviata del comune, è un non invadente perfetto file rouge dell’intero lavoro. Bravi tutti.
Adelio Rigamonti