TEATRO FILODRAMMATICI/ASSOLUTAMENTE DELIZIOSE
“Assolutamente deliziose” di Claire Dowie al Filodrammatici
Il 30 settembre al Teatro Filodrammatici la quarta edizione della rassegna di teatro omosessuale “Illecite visioni”con la consueta e rodata direzione artistica di Mario Cervio Gualersi.
A luci in sala accese e con gli immancabili ritardatari alla cerca del posto, una frizzante Anna Gaia Marchioro, del duo Le Brugole, ha offerto al pubblico una breve, divertente, cabarettistica visione di una coppia lesbica.
Il primo spettacolo della rassegna è stato “Assolutamente deliziose” di Claire Dowie, una delle figure più anticonformiste del teatro contemporaneo e fra le più acclamate della scena londinese odierna.
Lo spettatore appena entra in sala vede a sipario aperto la scena: una “A” e una “B”, enormi, si spartiscono la scena con due sgabelli, disegnando una simmetria degli opposti, interrotta solo da un microfono al centro della scena; lo spazio rammenta una specie di ring, un piccolo grande spazio senza veli dove giocare a fare la guerra.
Due giovani attrici (Flaminia Cuzzoli e Ottavia Orticello, la regia è di Emiliano Russo) si incaricano con energica bravura a giocare a fare la guerra, a fare un domestico e intimo massacro. Perché un gioco aspro, a volte cattivo, a fare guerre e massacri è una sorta di vettore su cui si muove tutto il testo dell’autrice britannica.
Un testo contorto, a volte difficile da afferrare e che spesso sconfina nell’assurdo, andando ben oltre un già visto lesbismo messo in scena per predicare l’uguaglianza dei diritti. Qui la predica lascia spazio all’urlo: il dibattito delle due protagoniste, semplicemente A e B, è volutamente continuo, spesso urlato, quasi sputato in faccia, graffiante e molte volte all’interno dell’intero spettacolo si fa tanto ripetitivo da sfociare in veri e propri alterchi già ascoltati e riproposti a memoria.
Tra i ricordi rancidi si muove la storia. La storia di due cugine divise ma indivisibili, amanti passionali ma nemiche. Una confusa anarchica che produce nell’orto verdure per supermercati, l’altra confusa femminista tra Porsche e denaro. Due donne, meglio due simboli, di una generazione intera trasversale, una generazione che sì è tradita ed è stata tradita, che è uscita confusa, quasi annientata dai propri errori e non trova la forza necessaria per ammetterlo. In un carosello in cui anarchia, femminismo, etichette, luoghi comuni, identità contraffatte, A e B vengono sopraffatte, distrutte, coinvolte in querelles insensate, se non addirittura superflue, e alla fine risultano semplicemente gelose l’una della vita dell’altra. Due Don Chisciotte sofferenti e sconfitti, due pugili suonati, e nemmeno l’essersi ritrovati per un funerale domestico, la morta è la madre di B, riuscirà a sanare le loro intime ferite. Forse nella testa di ciascun presente allo spettacolo potrebbe risuonare per l’ennesima volta l’urlo “Mio Dio, che fallimento”.
Grandi applausi alla fine dello spettacolo alle due attrici che hanno portato a termine con bravura un’impresa non certo facile, data la difficoltà del testo.
Adelio Rigamonti